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Nella mia attività, mi trovo spesso a confrontarmi con triatleti, ma anche con stradisti che devono “sistemare” la loro posizione sulla bici da cronometro. I social sono pieni di foto di professionisti che assumono posizioni più o meno estreme. La richiesta che mi viene più frequentemente posta è: mi metteresti come quell’atleta?

Perchè un amatore difficilmente potrà trarre vantaggio dalla stessa posizione di un professionista?

Perchè ci sono delle sostanziali differenze nell’elasticità muscolare di un professionista e di un amatore; perchè non c’è il tempo di adattarsi a una posizione in sella che richiede uno sforzo muscolare importante per mantenerla, esempio l’utilizzo della muscolatura respiratoria; perchè è anche una posizione nella quale può essere difficile mangiare e idratarsi al meglio, sopratutto per le gare lunghe. (due delle posizioni più estreme viste al mondiale di Kona foto 1-2).

Ci sono poi delle notevoli differenze antropometriche che devono essere considerate quando si ricerca la posizione aerodinamica più redditizia; la statura, la lunghezza degli arti e del busto e la flessibilità della colonna sono i tre parametri principali da valutare. (Differenze antropometriche tra due campioni foto 3-4)

Capite quindi che non è vantaggioso, ma neanche facile, pedalare come i campioni.
Qindi, quali sono, in linea di massima, le principali differenze nel posizionamento in sella, tra una cronometro su strada e una gara di triathlon sulla media/lunga distanza?

1 – arretramento sella: nelle gare su strada esiste una regola UCI che vieta di avanzare la sella, meno di 5 cm, dalla linea che passa dal movimento centrale. Nel triathlon l’avanzamento è libero, spesso si tende a avanzare molto la sella per essere più centrali sulla bici e potersi allungare maggiormente. (foto 2)
2- posizione e inclinazione delle protesi: nelle gare su strada, sempre per regolamento, la punta delle protesi, non deve superare gli 80 cm di lunghezza ( o 83 o 85 in base all’altezza del ciclista) dalla linea che passa per il movimento centrale; ne conviene che la posizione su strada sarà più raccolta e corta; come notate nelle foto, sopratutto nella 1, nel triathlon si cerca di stare molto distesi per cercare la massima aerodinamica. Altro parametro regolamentato dalle norme UCI è l’inclinazione verso l’alto delle protesi; in base all’altezza dell’atleta, non è possibile avere 10 cm (Evenepool, foto 4) o 12 o 14 (Ganna, foto 3) di differenza tra la punta superiore delle protesi e gli appoggiagomiti. Nel caso della foto 2, cioè nel triathlon dove non c’è regola, l’incilinazione supera i 14 cm
3 – dislivello sella manubrio: non ci sono regole che vietino una maggiore distanza verticale tra appoggia gomiti e sella; diciamo che, su strada, si cerca di massimizzare questo dato per essere più bassi con il busto e ridurre la superfice di attrito. Nelle gare sulle lunghe distanze, per non affaticare troppo la muscolatura respiratoria e i paravertebrali, si tende a avere un minimo dislivello (foto 1). Le crono su strada sono massimo di 50 km, o un’ora di sforzo, mentre le gare di triathlon, sopratutto sulle lunghe distanze, superano abbondantemente le 4 ore.

C’è anche da valutare che la gara su strada, finisce al termine della prova; nel triathlon prima e dopo la bici, si è impegnati; pedalare dopo aver nuotato porta a un maggior consumo energetico e gli arti superiori arrivano alla bici, già affaticati dal nuoto e quindi necessitano di una posizione più rilassata. Dopo la parte bici, bisogna correre e anche forte e quindi le gambe e il tronco non devono spremersi durante la frazione.

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